Ricaricare le emozioni

 







Da giovane non pensavo potesse essere fondamentale.

Per anni ho trascurato l'importanza di ricaricare le batterie, spesso accettando di coprire le ferie altrui, tanto non andavo da alcuna parte e la scarsa disponibilità economica mi conduceva in mete in zona, talvolta in giornata e con poche pretese. Mi accontentavo.

Inutile prevedere un "rientro" a settembre già fusa e l'idea del Natale acquisiva un sapore nauseabondo, attivando il countdown a dopo le feste, dopo i saldi, da vero Grinch.

Spegnere le candeline presenta lati positivi, il mio preferito saper assaporare i momenti e farne tesoro. Annotare memorie ai posteri e metterli in pratica, ascoltare il proprio corpo e mente come  evitare di andare in burnout.

Ogni tot anni sento un'esigenza. E' un richiamo, un'attrazione fortissima ai miei ricordi felici. Profumano di legna sul fuoco, carne arrostita, resina di pino, sapore di salsedine sulla pelle, pirichittus fatti dalla nonna e il suono dello sciabordio del mare. Quando devo rilassarmi mi immagino lì, in riva ad ascoltare il rumore della risacca, quelle onde a un tratto tranquille e subito dopo maestose che si infrangono sui sassolini, alzare gli occhi e vedere l'isolotto, inconfondibile, un mutaforme in base al campeggio di turno, due macchie lontane, una tartaruga, un coniglietto, infine tre isolette distinte, come un enorme animale squamato degli abissi.

Spesso ho rinnegato le mie esigenze. Viaggio lungo, caro, per una manciata di giorni non ne vale la pena, preferisco visitare zone nuove. Per un po' il richiamo si affievolisce, provo ad allontanarlo, soffocarlo, ma niente, trova sempre la sua strada e riappare, tronfio, fortificato.

E mentre gli altri ricaricano le batterie in vacanza io ogni tot anni devo ricaricare le emozioni 💓

E ora ditemi, qual è il vostro posto del cuore?


Veronica


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